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Testi di: Giorgio Bonomi e di Valentina Gramiccia

UNA PAROLA E' POCO... ANCHE DUE... ANCHE TRE di Valentina Gramiccia - 2010
Secondo una ricerca statistica, resa nota qualche anno fa da Tullio De Mauro, risulta che cinque italiani su cento non sappiano distinguere una lettera da un'altra, una cifra dall'altra. Trentotto lo sanno fare, ma riescono solo a decifrare qualche numero e a leggere con difficoltà qualche riga di carta stampata. Trentatrè superano questi standard, ma si bloccano di fronte a un semplice grafico e, ancora peggio, naufragano di fronte alla lettura di un testo di senso compiuto, specie se esso veicola idee astratte o, peggio ancora, teorie che richiedono un minimo di impegno.
Il nostro dunque, semplificando, è un paese in cui cultura, quindi consapevolezza, quindi autocoscienza sono “optional” di lusso. E non è che questo stato di cose faccia molto eccezione rispetto al resto del mondo occidentale cosiddetto civilizzato, quello delle tastiere dei telefoni e dei computer, tanto per intenderci.
Adele Lotito è una pittrice romana di valore che frequenta un universo iconico fatto di lettere dell'alfabeto - non solo italiano - di numeri - non solo arabi - e di note musicali. Mette i piedi nel piatto, quindi e lo fa con talento, rigore e leggerezza - non superficialità - squisitamente femminile.
Il suo intento sembra quasi quello di tentare di decodificare il panorama ben descritto da De Mauro, perché l'orizzonte alfa-numerico da lei scelto è sospeso all'interno di una nuvola di fumo che tratteggia i confini - aniconici - di un caos lontano dal cosmo.
Di un disordine, cioé, che aspira inutilmente a diventare ordine.
Lotito, infatti, lavora su grandi superfici, prevalentemente di alluminio, sulle quali, in posizione supina, con l'ausilio del fumo di candela, costruisce la ricercata anomia dei suoi quadri.
Nessuna frase di senso compiuto, ma numeri o lettere - al massimo singole parole - o note disposte in ordine casuale, nell'attesa - chissà - che un moderno demiurgo le riordini per
recuperarne il senso perduto o dimenticato. Nell'età antica la verità riposava nell'essere - per lo più iperuranico - in quella moderna risiedeva nella ragione umana - cartesiana - nel contemporaneo abita invece nel linguaggio.
Anzi il "linguaggio - sostiene Heidegger - è la casa dell'essere". Il recupero di questa "lettura del mondo" è lo strumento di scasso di Adele Lotito. Uno strumento usato al di là di ogni retorica, con il garbo e il rigore concettuale di chi lancia un la - con una nota musicale, magari... - come fosse un segnale di fumo, una provocazione nel silenzio - e nel buio - che confida almeno in un'eco di risposta.